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La miniserie che ha spopolato tra i nostalgici dello sci-fi anni ’80.

Camp Hero Productions e 21 Laps Entertainment ci hanno regalato, lo scorso luglio 2016, una miniserie ideata da Matt e Ross Duffer e andata in onda sulla piattaforma Netflix. Prima stagione osannata dalla critica e dal pubblico, quotes e commenti positivi su tutti i social per la ricchezza della trama e i personaggi dal carattere ben definito, ma soprattutto “Stranger Things” è stata amata per il mood anni ’80 che si respira in ogni episodio, un gran ritorno della fantascienza alla Spielberg, insomma.

Hawkins, 6 novembre 1983. Un gruppo di ragazzini sta giocando ad un gioco di ruolo in casa di uno di questi, Dungeons and Dragons: sono Mike, Dustin, Lucas e Will. Quando la partita non è ancora giunta al termine, la madre di Mike interrompe il gioco per la tarda ora, ma poco prima di andar via Will confessa a Mike l’esito dell’ultimo tiro ai dadi fatto prima che cadessero sotto il tavolo senza continuare il gioco: il Demogorgone lo ha preso.

Otto episodi che vedono il giallo della scomparsa di Will Byers, sparito misteriosamente la notte del 6 novembre mentre stava rincasando dopo esser stato dagli amici. Dov’è Will? Chi lo ha preso? Questi gli interrogativi di un’intera comunità e della madre Joyce (una strepitosa Winona Ryder, che vale tutta la serie) che nel frattempo inizia a credere che il figlio riesca a mettersi in contatto con lei in modo soprannaturale usando l’elettricità. A condurre le indagini è Jim Hopper, un magnetico David Harbour. Pian piano la vicenda dal giallo prende toni fantascientifici ed horror, coinvolgendo la vicenda di uno strano laboratorio che è sulle tracce di un essere disumano abitante di una dimensione sotterranea. I misteri si infittiscono ancor di più quando entra in scena Undici (“Undici” come il tatuaggio che reca al braccio), un’inquietante bambina che sembra non esser mai stata nel mondo di ogni giorno, scappata proprio da quel laboratorio dove il padre la sottoponeva a degli esperimenti per usare i suoi incredibili poteri telecinetici. Undici presto si unirà al gruppo dei ragazzini in cerca di Will, rifugiatasi a casa di Mike col quale ha creato un legame particolare.

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Tanti i temi presenti nella serie:l’amicizia, la genitorialità e i problemi intra familiari, l’amore, tutti insieme in un mix di fantascienza e dramma americano, a volte resi un pò pesanti da una sceneggiatura a tratti banalizzante e ridondante di fin troppi echi del passato (de gustibus). Allora cosa è piaciuto tanto di Stranger Things? Proprio tutto questo, il saper passare da una scena horror ad una da love story alla Dawson’s Creek, l’aver creato personaggi di cui ormai si ha davvero nostalgia, come quelli che “fanno gruppo” ( e qui scappa la citazione ai Goonies, tra cui il fratello maggiore di Will, Jonathan, che presto si unisce a Nancy, sorella di Mike, nella ricerca estenuante di tutte le vittime scomparse nel corso della serie (Will, infatti, non sarà il solo). Spielberg (E.T. L’extraterrestre), Stephen King, Carpenter e tanti elementi dei classici anni ottanta uniti (dalle inquadrature, alla fotografia, ai dialoghi) in un poema d’amore  ad un genere che ha affascinato le scorse generazioni. Insomma un revival che vuole esplicitamente porsi come omaggio al cinema del passato e che ci riesce bene e in maniera convincente per quasi tutti gli episodi.

E per chi ancora ha dei dubbi su cosa nasconda il famigerato “sottosopra“, c’è speranza che siano svelati nella seconda stagione, prevista per il 2017, ricca di nuovi highlight: 9 episodi, quattro nuovi personaggi e altre location. Se non avete visto la prima stagione, fatelo e non perdetevi l’arrivo di Stranger Things – Seconda Stagione.

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